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La foto ruba l’anima

La foto ruba l’anima

Oggi mi hanno chiesto come fotografare le persone, specie in viaggio in paesi dalle culture diverse dalla nostra.

La mia risposta è stata ovvia:

“Can I take a picture?”

Chiedete sempre, rispetto innanzi tutto. E’ molto più facile.

Io però ho sempre preferito “rubarle” le foto, risultano più spontanee e si riesce a coglierne l’anima.

Se le foto le tenete voi non succede niente, ma attenzione a pubblicarle.

A proposito di anima in un testo che lessi anni fa sulla rivista Photo, ricordo un racconto curioso di Nadar, fotografo francese pioniere della fotografia nella prima metà del diciannovesimo secolo, quando fece un ritratto allo scrittore Balzac. “Ogni corpo in natura”, diceva Balzac, a metà dell’ottocento a proposito dei dagherrotipi, “è composto da varie serie di spettri, in strati sovrapposti all’infinito, sottilissimi, da cui il corpo in oggetto è visto.” Non essendo consentito all’uomo di creare, non è possibile, secondo la sua personale teoria, dare concretezza partendo da un’apparizione, da un’immagine puramente visiva. Quindi “l’azione daguerriana” secondo sempre Balzac, distaccava e tratteneva facendolo suo uno degli strati del corpo fotografato. Di conseguenza il suddetto corpo veniva privato di uno spettro, in relazione all’inquadratura, aggiungo io.

Non so se il racconto di Nadar sia un’interpretazione fantasiosa da lui elaborata, ma se così fosse dovremmo ritenere il ragionamento di Balzac molto vicino alle credenze di alcuni popoli indigeni e ancora vivi in alcuni luoghi della cultura contadina, secondo il quale le immagini fotografiche “rubavano l’anima” e ancora considerate sortilegi, ombre strappate al soggetto.

Fate attenzione gente… fate attenzione!!    Mauro Barbolini


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