
La semplicità relativa nella fotografia d’autore
La semplicità relativa nella fotografia d’autore
Chi sa scrivere sa anche leggere e capire il contenuto.
Ma chi sa scattare foto non necessariamente deve sapere interpretare o capirne il contenuto, se mai può suscitare un’emozione indistinta e personale.
Ed ecco dove la semplicità dello scatto porta a considerare la fotocamera come un oggetto indipendente capace di formulare un prodotto quasi autonomamente al contrario di una penna che viene mossa esclusivamente da una riflessione e dalla capacità del pensiero.
Flusser, filosofo ceco, la definì “fumeria d’oppio postindustriale”, la capacità di tale marchingegno nel realizzare immagini nell’attimo in cui si produce lo scatto, in una frazione di secondo.
Posta questa considerazione se ne deduce che la fotografia nella sua semplicità esecutiva, per essere considerata interpretativa o d’autore, deve essere prodotta a monte dell’interpretazione, di un progetto, di un’idea che parte, come nel caso dello scrittore, dalla capacità di conoscerne il contenuto in modo astrattivo. Per la conseguenza di questo diventa essenziale creare una distinzione tra fotografo e colui che scatta foto.
Secondo il filosofo il fotografo è colui che vede nell’oscurità della scatola, il pensiero o la luce giusta come fossero parole per l’interpretazione dell’immagine che racconti la bellezza, l’originalità, la realtà o il desiderio dell’informazione nel suo stile.
Oggi più che mai definirei il mezzo fotografico, oltre a tutti gli automatismi di cui è corredato, possedere anche “l’otturatore automatico” e la fotografia risultante non è altro che un prodotto tecnologico che agli occhi ormai devitalizzati dal pensiero e disattenti alle emozioni profonde producono un piacere momentaneo e superficiale che evapora nel marasma del tutto. Con la comparsa dell’AI questo processo ha subito e subirà una accelerazione esponenziale a favore solamente dell’immediatezza, senza anima e coscienza di chi l’ha creata. Ed ecco che la fotografia d’autore, indifferente da ciò, trova il suo spazio al pari di un buon libro, una buona musica o un bel dipinto, proteggendo e accrescendo il valore della coscienza di chi la legge.
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